Le vite dei nostri vecchi da generazioni erano legate ai ritmi della Natura. Quello era da sempre il loro mondo e mai ne avrebbero immaginato uno diverso.
Celebrare la Primavera e la rinascita della vita è stata quindi una costante che fin dalla notte dei tempi, in modi diversi nella forma ma eguali nello spirito, ha attraversato i secoli, passando dagli antichi Floralia dei latini alla celtica Beltaine fino ad arrivare a noi.
Il Cantamaggio, assieme alla Pasquella e al canto della Passione di Cristo, è un canto rituale di questua figlio di questa antichissima storia e rappresenta una delle tradizioni popolari più antiche della nostra gente.
Si diceva “Cantà’ Màgghju”, ossia cantare il Maggio, perché il canto è lo strumento principe, il più antico, l’arte che sempre si fa per sé e per gli altri.
“Tutti i canti dell’ispirata tradizione canora picena allietavano e sollevavano lo spirito e la materia dando alla pesante fatica, soave e opportuno refrigerio, sapor di agreste poesia”, scriveva il nostro compaesano Giovanni Ginobili nel 1949.
Il canto fino a ieri non appartenne solo alla gente delle campagne, che con esso accompagnava ogni singolo lavoro nei campi per scandirne i movimenti ed alleviarne la fatica: cantavano gli artigiani nelle loro botteghe, i vetturini sulle carrozze, i garzoni in bicicletta, le donne alla fonte, gli avventori all’osteria.
Era un mondo duro, fatto di sangue e fatica ma sicuramente più vivace, specie all’orecchio di noi moderni a cui cantare in pubblico sembra socialmente disdicevole a meno che non venga esercitato negli appositi spazi e orari, al di fuori dei quali il canterino rischierebbe di passare per ubriaco.
La tradizione del Cantamaggio (e dei canti rituali di questua in genere), coi suoi cantori che passando casa per casa chiedono il permesso di suonare e portano auguri di prosperità in cambio di una mangiata e una bevuta, tiene inoltre viva la cultura dell’ospitalità.
Questo dell’accoglienza è un ricordo ancestrale di quando, nei tempi antichi, prima ancora dei Santi e prima ancora del Cristo, erano gli dei a bussare alle porte delle case travestiti da uomini: riservare loro un buon trattamento poteva far scendere sulla casa il favore del cielo, qualcosa di irrinunciabile in quel mondo duro.
Nel contempo era un modo per tramandare un insegnamento di umanità e fraternità, senza il quale -i vecchi lo sapevano- il mondo sarebbe certo ben peggiore.
Oggi che il Cantamaggio, e con esso le tradizioni popolari, sono oggetto di una miracolosa, lenta ma inarrestabile resurrezione, oggi che di riavvicinarci alla Natura e di recuperare il concetto di comunità abbiamo tanto bisogno, anche a Petriolo di Macerata, per il terzo anno, vogliamo confermarlo in salute.
Quindi, nello spirito della nostra buona e antica tradizione, domenica 10 maggio 2015 una nutrita schiera di gruppi provenienti da tutte le Marche percorrerà il territorio del Comune portando il loro Cantamaggio (ogni zona, non dimentichiamolo, aveva il suo).
La giornata inizierà alle ore 9.00 con il raduno in piazza dei gruppi che per tutta la mattinata porteranno il buon augurio coi loro canti e la loro gioia in tutte le case per le contrade e le vie del paese.
Poi, dopo pranzo, tutti sono invitati nel centro storico di Petriolo, dove si farà merennàta insieme ai suonatori tradizionali, che invaderanno con stornelli e organetti l’antica Piazzetta San Marco e tutte le vie del castello.
Dalle 15.00 fino a sera, infatti, tutti i gruppi partecipanti suoneranno e canteranno per la gente che interverrà, e il tutto scaturirà in una festa spontanea e comunitaria al modo di una volta, al suono del saltarello e dei versi della tradizione e in compagnia di fava, pecorino, porchetta e vino.
Nel corso della giornata, infine, l’illustratore maceratese Ugo Torresi detto Nooz girerà instancabile per il paese e per le campagne, disegnando il Cantamaggio Petriolese in tempo reale.
L’evento è presentato dalla Pro Loco di Petriolo MC in collaborazione con lo storico gruppo di portatori della tradizione popolare del maceratese Pitrió’ mmia, l’associazione culturale L’Orastrana e col patrocinio del Comune di Petriolo.